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PUNTI DI PARTENZA

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Nell'area della villa marittima e del suo entroterra più largo s’intrecciano elementi di patrimonio culturale e siti naturali diche rivestono un’ importanza eccezionale a livello nazionale. La baia di San Simone quale sito archeologico è menzionato già nel CinqueSeicento. I primi scavi archeologici si sono svolti già nel 1922 quando sono stati misurati anche i resti del porto. Di seguito, si sono svolteusseguite numerose campagne investigative della villa e del porto, adoperando metodologie diverse (anche non invasive), spesso nell’ambito di progetti internazionali durante tutto il secolo passato - fatto che indica la massima importanza del sito e dunque la ragione per cui è tutelato come monumento di importanza nazionale.

La parte residenziale della villa si estende su un’area di 3000 m², di cui due parti sono oggi parzialmente visibili – numerosi mosaici bianconeri della villa sono coperti con strati protettivi. Gli spazi residenziali si distendono intorno alla corte interna, mentre l’intero complesso è collegato con il porto da un lungo portico. Nei dintorni della villa sono stati trovati anche resti di un acquedotto interrato composto da tubature in terracotta, approvvigionando d’acqua il complesso della villa.

Recenti scavi hanno portato alla luce nuovi importanti nuovi dati sulla storia della villa: essa è stata costruita tra gli anni 25 e 10 a.C., ma già tra il 50 e 70 d.C. la parti residenziali sono state già abbandonate. Il portico e il porto sono rimasti in uso per un periodo più lungo.

Durante gli scavi nell'area della villa di San Simone sono stati rinvenuti diversi resti che ci consentono di ricostruire la vita quotidiana degli abitanti della villa e le attività economiche che essi svolgevano. Alcuni tra gli oggetti sono attualmente esposti presso il Museo marittimo Sergej Mašera di Pirano e presso il Museo Regionale di Capodistria.

Di particolare importanza è il porto della villa di San Simone che con i suoi 7000 m² di quadratura era tra i più grandi della costa occidentale iIstriana. Il ciglione e il molo che ancora nell’ Ottocento avevano gli anelli di bronzo per l’attraccareo delle navi, sono oggi coperti con unala struttura balneare. I resti del frangiflutti sono ancora visibili nel mare, sebbene sott’acqua poiché il livello del mare è oggi di 1,6m più alto di quanto lo era all’epoca romana. A sudovest dal porto sono riscontrabili sott’acqua anche dei grossi blocchi di pietra che probabilmente erano parte dei magazzini del porto. Importante e’è sottolineare che il porto era rimasto in uso fino al primo Medioevo – durante le indagini subacquee sono stati rinvenuti vari elementi lignei che sono stati datati in questo periodo con l’ausilio del metodo radiocarbonico C14. Probabilmente si tratta di resti di legno degli attracchi risalenti all’epoca quando il livello del mare era già parecchio più alto di quanto lo fosse all’epoca romana, e quindi rappresentano delle rarissime testimonianze legate alle attività marittime del primo Medioevo.

 

Anche negli anni passati si sono svolte svariate attività di valorizzazione e promozione del sito, infatti dal 2010 l’Istituto per il patrimonio del Mediterraneo svolge nell’ambito dell’Università del Litorale, Centro di ricerche storiche, l’Istituto per il patrimonio del Mediterraneo le mansioni di gestore del sito (di proprietà del Comune di Isola).